Per saperne di più
Sono due i test clinici proposti per scovare il temuto Covid-19.
Ma come funzionano esattamente?
Quali sono le loro differenze?
Qual è il più affidabile?
Cerchiamo di conoscere meglio quali sono vantaggi e limiti nel rilevare la presenza di Sars-Cov-2 nelle nostre vie respiratorie o attraverso gli anticorpi che si sono sviluppati nel sangue.
Come ben specificato nella circolare del Ministero della Salute del 29 settembre scorso, attualmente il test “più affidabile per la diagnosi di infezione da coronavirus”, l’unico per l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è il test molecolare o “tampone”. Questo test viene eseguito su un campione prelevato nel tratto naso-faringeo, operazione effettuata esclusivamente da personale sanitario addestrato. Il metodo di analisi utilizzato si chiama Real-Time Rt-Pcr, più semplicemente PCR, richiede tecnologie, strumenti sofisticati e competenze specialistiche disponibili solo in laboratori altamente specializzati e individuati dalle autorità sanitarie. Il test è in grado di scovare la firma genica del coronavirus, individuando e amplificando i geni virali maggiormente espressi durante l’infezione. Il tempo medio per ottenere il risultato è intorno alle sei ore ma sappiamo bene che, in caso di eccessiva richiesta, possono essere necessari anche alcuni giorni.
Il test sierologico si effettua attraverso il prelievo e l’analisi del sangue e ricerca gli anticorpi che il nostro organismo produce se entra in contatto con il coronavirus: sono le immunoglobuline IgA, IgM e IgG, cioè quelle piccole truppe di difesa azionate da nostro sistema immunitario per rispondere dall’attacco del virus. Questi anticorpi possono raccontano la storia dell’infezione, cioè se abbiamo incontrato il “nemico” e da quanto tempo. Per essere più precisi: se il test rivela che anticorpi IgM sono presenti nel sangue, vuol dire che l’incontro con il coronavirus c’è stato e che l’infezione è presente o comunque recente. Nel caso in cui gli anticorpi IgM fossero negativi e gli anticorpi IgG positivi, si direbbe che l’infezione si è manifestata in passato. Va ricordato però che questo test non è in grado di stabilire se gli anticorpi siano “neutralizzanti” cioè se una persona sia protetta (immune) o meno. E attenzione! Un test sierologico negativo non può escludere che la persona sia stata infettata, magari anche da pochissimo tempo, né che essa sia contagiosa. È dunque importante ricordare che questo tipo di indagine, pur essendo molto utile per fotografare la diffusione del virus tra la popolazione (epidemiologia), non ha uno scopo diagnostico e non può sostituire il test molecolare che denuncia la presenza o meno del materiale genetico virale. Per tutti questi motivi, il Ministero della Salute raccomanda di effettuare il tampone molecolare anche in caso di risultato positivo del test sierologico.