Domande frequenti

I sintomi da Covid-19
 

  • febbre: temperatura corporea che supera i 37.5 gradi
  • tosse secca
  • stanchezza
  • spossatezza
  • indolenzimento muscolare
  • mal di gola
  • diarrea
  • cefalea
  • perdita del gusto e dell’olfatto
  • bruciore agli occhi
  • congiuntivite
  • dermatite ed eruzioni cutanee
  • difficoltà respiratoria
Quali sono i sintomi più comuni?
Quali sono i sintomi più comuni?

I primi sintomi, che sono i più comuni, comprendono: febbre, tosse secca, sensazione di stanchezza e spossatezza. Gli altri sintomi includono: indolenzimento muscolare, mal di gola, dissenteria, cefalea, sensazione di bruciore agli occhi e congiuntivite, dermatite ed eruzioni cutanee. Nella maggior parte dei casi i sintomi sono limitati a questi, raramente insorgono sintomi più gravi come fiato corto, difficoltà respiratoria, sensazione costrittiva e oppressiva al petto durante la respirazione.

Perché il virus può colpire anche il gusto e l’olfatto?
Perché il virus può colpire anche il gusto e l’olfatto?

Il virus colpisce l’apparato respiratorio: naso e bocca sono la porta di accesso dell’apparato respiratorio.  Molte persone hanno inizialmente un’alterazione del gusto, che poi si trasforma in perdita completa sia di olfatto che di gusto. Infatti, i sapori vengono avvertiti integrando gusto e olfatto, fenomeno che avviene non solo a livello cerebrale, ma anche a livello sensoriale, attraverso recettori olfattivi presenti sia sulla lingua che nel naso. Anche durante un comune raffreddore capita di perdere la capacità gustativa.

In quanto tempo si sviluppano i primi sintomi?
In quanto tempo si sviluppano i primi sintomi?

Da quando il virus viene contratto passano circa 5-6 giorni prima che si manifestino i sintomi, questo periodo di incubazione può essere anche più lungo e talvolta i sintomi appaiono anche dopo 14 giorni.

Perché i sintomi variano tanto da persona a persona?
Perché i sintomi variano tanto da persona a persona?

I sintomi variano perché le persone rispondono alle malattie in modo differente. Una persona può essere vulnerabile mentre un’altra, anche della medesima famiglia, può essere più forte. Ciò è attribuito a fattori di suscettibilità di origine genetica. Inoltre, le patologie croniche rendono le persone più fragili: diabete, cardiopatie, età avanzata sono alcune delle condizioni che creano fragilità. Il fumo di sigaretta, l’obesità, patologie respiratorie concomitanti e alcune terapie (ad esempio le chemioterapie) possono comportare un maggior rischio di evoluzione grave della malattia. Infine, la risposta immunitaria è diversa fra gli individui, alcune persone hanno forte resistenza, altre invece, soprattutto in età avanzata, hanno risposte immunitarie più deboli e sono quindi più vulnerabili.

Isolamento e quarantena sono due parole antiche purtroppo rientrate nell’uso comune durante la pandemia eppure non sempre usate consapevolmente. I due termini non sono sinonimi, ma hanno infatti significati distinti che definiscono situazioni diverse, ciascuna delle quali richiede un comportamento ben definito. L’isolamento è obbligatorio per i soggetti, malati o meno, che risultino portatori del coronavirus SARS-CoV-2, l’agente causale della nuova malattia definita COVID-19. La quarantena è una misura applicata a soggetti sani che potrebbero, per svariate ragioni, essere entrati in contatto con il virus.

Isolamento e quarantena sono due importanti misure di salute pubblica necessarie per contenere i contagi e ad evitare di sovraccaricare gli ospedali.

Che cos’è l’isolamento?
Che cos’è l’isolamento?

L’isolamento consiste nella separazione tra coloro che hanno una diagnosi accertata di infezione da SARS-CoV-2 (con esito positivo al tampone) e i soggetti sani, predisponendo condizioni tali a prevenire la trasmissione dell’infezione.

I pazienti con diagnosi accertata di infezione SARS-CoV-2 possono essere sintomatici e asintomatici.

I pazienti positivi sintomatici devono rimanere in isolamento per almeno 10 giorni dalla comparsa dei sintomi e possono rientrare in comunità a seguito di un tampone negativo eseguito dopo almeno 3 giorni senza sintomi (questi 3 giorni possono essere inclusi nei 10 totali o essere successivi).

pazienti positivi asintomatici devono rimanere in isolamento per almeno 10 giorni e alla fine di questi eseguire un tampone. Se l’esito è negativo è possibile tornare in comunità, altrimenti occorre prolungare l’isolamento ed effettuare un altro tampone dopo 7 giorni. È bene sottolineare che laddove l’infezione permanga a lungo e il tampone risulti positivo anche dopo il ventesimo giorno, il soggetto può comunque tornare in comunità perché non rappresenta più un rischio per gli altri da un punto di vista infettivo. Cio’ è dovuto al fatto che la carica infettiva, quantificata in base al tampone, è in genere ridotta. Esistono tuttavia casi in cui cio’ non avviene (ad esempio, in soggetti immunodepressi), e in tali casi è previsto un adeguato prolungamento del periodo di isolamento.

Come comportarsi durante l’isolamento?
Come comportarsi durante l’isolamento?

Se si è sottoposti a isolamento non si può uscire di casa ed è consigliabile, nella propria abitazione, rimanere in una stanza dedicata, evitando contatti con eventuali altri conviventi. Nella stanza bisogna cambiare spesso l’aria aprendo la finestra. È bene che il soggetto in isolamento usi un bagno dedicato (così come gli asciugamani che devono essere personali) oppure disinfetti il bagno condiviso dopo ogni utilizzo, dorma e mangi da solo e limiti al massimo i movimenti in altri spazi della casa dove vi siano altre persone. Occorre anche controllare la temperatura corporea due volte al giorno e al bisogno, monitorare le proprie condizioni di salute e non recarsi in Pronto soccorso o in Ospedale se non ritenuto necessario dal proprio medico. In caso di difficoltà respiratoria bisogna comunque rivolgersi sempre ed immediatamente al 112.

Che cos’è la quarantena?
Che cos’è la quarantena?

La quarantena, che si applica a persone sane potenzialmente esposte al virus in quanto contatto stretto di un caso con infezione da SARS-CoV-2, consiste nella restrizione dei movimenti e dei contatti, rimanendo nella propria abitazione. Obiettivo della quarantena è limitare il rischio di nuovi contagi.

Che cosa si intende per “contatto stretto”?
Che cosa si intende per “contatto stretto”?

“Contatto stretto” (esposizione ad alto rischio) di un caso probabile o confermato è definito come:

  • una persona che vive nella stessa casa di un caso COVID-19;
  • una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso COVID-19 (per esempio una stretta di mano);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso COVID19 (ad esempio, toccare a mani nude fazzoletti di carta usati);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti;
  • una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio autovettura, aula, sala riunioni, etc.) con un caso COVID-19 in assenza di dispositivi di protezione idonei;
  • un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso COVID-19;
  • una persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso COVID-19; sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto.
Come si deve comportare un “contatto stretto”?
Come si deve comportare un “contatto stretto”?

I soggetti in quarantena– in quanto contatti stretti di pazienti con accertata infezione da SARS-CoV-2 – devono rimanere a casa per 14 giorni dall’ultima volta che sono stati a contatto con il caso positivo, senza dover eseguire un tampone, oppure per 10 giorni dall’ultima esposizione, effettuando però il decimo giorno un test antigenico o un tampone che risulti negativo.

In caso vi siano sintomi occorre contattare il proprio medico di medicina generale che valuterà la prescrizione del tampone. Se il tampone risulta positivo, significa che non si è più “solo” un contatto stretto, ma si è diventati soggetti positivi e dunque bisogna seguire le indicazioni dell’isolamento domiciliare. Se il tampone è negativo, si prosegue con la quarantena fino al suo termine.

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E se il tampone risultasse positivo a lungo?
E se il tampone risultasse positivo a lungo?

I pazienti che, pur non presentando più sintomi, continuino a risultare positivi al tampone, trascorsa almeno una settimana senza sintomi (senza tenere conto della perdita e alterazione del gusto e dell’olfatto che possono perdurare dopo la guarigione) possono interrompere l’isolamento dopo 21 giorni dalla comparsa dei sintomi, salvo indicazioni delle autorità sanitarie competenti.

Etimologia e significato della parola “quarantena” - una finestra sulla “Storia della Lingua Italiana”
Etimologia e significato della parola “quarantena” - una finestra sulla “Storia della Lingua Italiana”